lunedì 7 giugno 2021

RIFLESSIONI SULLA "TRILOGIA SPORCA D'ITALIA" di SIMONE SARASSO ovvero un capolavoro di TECNICA NARRATIVA, PERSONAGGI e RITMO




 

Una volta si diceva che un classico è un libro che sopravvive allo scoglio del tempo e che nonostante tutto sia un libro che non smetta mai di dire qualcosa. 

Sono passati quasi dieci anni da quando mi sono imbattutto in Confine di Stato, il primo volume della cosidetta "Trilogia sporca d'Italia" di Simone Sarasso. Un'opera titanica, ambiziosa e riuscita al 100%.

Riprenderli in mano, pur sapendo cosa avrei ritrovato fra quelle righe, mi ha rilasciato la medesima sensazione di ritrovare un amico caro, un porto sicuro ma sopratutto le stesse emozioni intatte. Quelle di aver tra le mani un vero capolavoro narrativo di rottura con i soliti canoni. E con orgoglio diciamolo : un capolavoro scritto da un autore ITALIANO.

Nella editoria moderna c'è tanto di quell'Hype per autori internazionali che non valgono nemmeno la metà di quello che ha fatto Simone Sarasso nelle quasi milleottocento pagine spalmate sui tre romanzi. Si perchè senza nascondersi Sarasso omaggia la trilogia da cani idrofobi di Ellroy (American Tabloid, Sei Pezzi da Mille e il Sangue e Randagio) senza per questo far trasudare l'odio e ribrezzo che l'autore americano non ha mai nascosto nei confronti della società statunitense. E' da questo punto di partenza che inizia il lavoro dell'autore novarese : guardare alla storia nostrana del secondo dopo guerra e vederci il più grande romanzo da raccontare. La storia dona i fatti lo scrittore dona la sua fantasia. Ed ecco che avviene qualcosa di magico : ci troviamo a stringere pagine che non sono un romanzo storico ma che non sono nemmeno fiction pura. Sono un ibrido dove nella lettura avvengono meccanismi psicologici associativi automatici che non possono non portare il lettore a pensare che dietro a nomi fittizi ci sia quel politico, quel mafioso, il tal giudice o persino una porno star. 

"Un romanzo è solo un romanzo. Un romanzo è finzione. La Storia è tutta un'altra cosa"

Invece questi romanzi riescono ad essere Storia e Finzione insieme. Impossibile non associare nel primo volume quello più faticoso per uno nato nel 1983 come me e che ho potuto apprezzare ancor di più rileggendolo l'omicidio Montesi, o i prodromi di quello che poi in Settanta sfocerà negli anni di Piombo con le date dei fatti mescolate ma così indelebili perchè entrati nell'immaginario comune (il capitolo sull'uccisione  di Argento/Moro in cui ogni paragrafo fotografa un momento della giornata della sua scorta prima della fine è qualcosa che accoltella il cuore). E poi la Strage di Bologna gli anni 80' e l'avvento delle tv, dei colori, del pop. Il tutto legato dal filo conduttore di un personaggio che rappresenta e sintetizza appieno la follia, la violenza e il cinismo di 50 anni di anni sanguinari : Andrea Sterling. Anche qui l'omaggio al maestro Ellroy è palese (talmente profondo che Sterling incontrerà in una missione alla fine del primo volume Pete Bondurant, il suo alter ego della trilogia di Ellroy).

Menzione particolare anche va anche al personaggio di Carlo Ciaccia che non è come dice Sarasso nè Giovanni Falcone nè Paolo Borsellino : infatti è tutti e due e non. Una fusione dove il personaggio sopravvive all'autostrada di Capaci e soccombe in Via D'Amelio e l'autore cambia la storia, la modella a suo piacimento dimostrando che la letteratura è infinite possibilità e mondi paralleli.

Ma come si fa a correre attraverso cinquant'anni di storia dal sapore "borghesiano" e uscirne indenne? Semplice : si trasforma la carta in un film con una prosa cinematografica, scarnificando le frasi facendole correre come lupi affamati e strizzando l'occhio al grande maestro Altieri, unico nel trasformare in sceneggiature da film i suoi romanzi. I capitoli si trasformano in Scene e talvolta i personaggi diventano essi stessi i sottotitoli dei capitoli. Sarasso muove la penna come fosse una cinepresa e noi seguiamo pagina dopo pagina dove ci vuole portare. Passerà il tempo ma quello che SImone Sarasso ha fatto rimarrà : ne romanzo storico ne noir classico. Una zona grigia indefinita che non ci stuferemo mai di leggere perchè in fondo .."L'Italia è il Paese che amo.."

UN CLASSICO

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